La chiesa della Madonna di Costantinopoli a Novoli nella relazione della visita pastorale di Mons. Scipione Sersale del 1746

04.02.2014 15:05

La chiesa della Madonna di Costantinopoli a Novoli nella relazione della visita pastorale

 di  Mons. Scipione Sersale del 1746.

“Ciò che fa da contrappeso all’assurdo è la comunità degli uomini in lotta contro di esso. E se scegliamo di servire questa comunità, scegliamo di servire il dialogo fino all’assurdo, contro ogni politica della menzogna e del silenzio. È così che si è liberi insieme agli altri” (A. CAMUS).

Sulle colonne de “Lu Furgularu” del 17 gennaio 2011 pubblicai un articolo, dal titolo La chiesa della Madonna di Costantinopoli a Novoli: alla ricerca delle fonti (pp. 48-52), nel quale riportavo più brani della relazione concernente la Santa Visita effettuata nella parrocchia di Novoli da Mons. Scipione Sersale dal 19 al 31 ottobre 1746. Alcuni amici, che non conoscono il Latino perché non l’hanno studiato, mi hanno sollecitato insistentemente a fornire la descrizione completa della cappella nella traduzione italiana. Li accontento molto volentieri. Pertanto, il lettore nell’Allegato  a questo articolo troverà, dapprima, il testo latino, certamente non di tutta la relazione del vescovo di Lecce che occuperebbe molte pagine, ma dei brani più significativi, secondo il mio punto di vista; quindi, potrà leggere la mia  traduzione letterale con rispetto della punteggiatura del testo latino.

     Colgo l’occasione per ribadire quanto sostenuto dal sottoscritto nell’articolo pubblicato l’anno passato, che, cioè, la relazione riguardante la Santa Visita del 1746 è importantissima perché chiaramente da essa si evince che la chiesa della Madonna di Costantinopoli (attuale chiesa della Madonna del pane) era già stata ingrandita nel 1719. Cosicché, sono nel torto tutti coloro i quali, ai nostri giorni, si ostinano a riferire che la detta chiesa, a loro dire piccola, fatiscente e cadente cappelletta nel 1719, sia stata ampliata su richiesta dell’allora Sindaco di Novoli rivolta a Mons. Fabrizio Pignatelli che trovavasi in Santa Visita nel paese salentino nel 1719. Come il lettore senz’altro noterà, se Mons. Scipione Sersale in più luoghi della sua relazione afferma che nel 1746, anno della sua Santa Visita, la chiesa della Madonna di Costantinopoli in Novoli si trovava nelle medesime condizioni in cui l’aveva vista il suo predecessore, Mons. Fabrizio Pignatelli, questo vuol dire che i lavori di ampliamento nel 1719 erano già stati effettuati. Delle due l’una: o mentiva il vescovo di Lecce nella sua dettagliatissima relazione, o mentono coloro i quali hanno scritto molti anni dopo Mons. Sersale senza aver visto con i propri occhi le carte custodite nell’archivio della Curia del capoluogo salentino.

     La situazione attuale è davvero buffa! Mi richiama alla mente quel passo della quarta scena della Vita di Galileo di Bertolt Brecht, nel quale l’astronomo pisano invita i suoi colleghi professori universitari di Firenze a guardare nel cannocchiale per vedere i quattro satelliti di Giove; ma, gli eccelsi professori gli obiettano che prima si doveva imbastire una disputa sul tema se quei satelliti potessero realmente esistere, dal momento che nell’ordinato ed armonico sistema tolemaico – aristotelico si configuravano come un’assurdità. Nell’ambito della filosofia scolastica, la verità di un qualsiasi fenomeno non era verificata sulla base di risultanze oggettive, ma, soprattutto, in base alla concordanza o meno con il sistema di pensiero tradizionale, che, al tempo del nostro Galileo, era quello di Tolomeo ed Aristotele. Poiché i satelliti scoperti dallo scienziato pisano, ruotanti intorno a Giove, non concordavano con l’ipotesi tolemaica, per i dotti del Seicento non esistevano, non potevano assolutamente esistere, dal momento che si pensava che i pianeti, e fra essi il Sole, ruotassero intorno alla Terra, fissati su calotte o sfere, all’interno di un universo rigorosamente chiuso; e che, a differenza della materia terrestre corruttibile, le sfere esterne fossero, per costituzione, perfette e incorruttibili. La calotta di Giove, pertanto, non poteva essere bucherellata dai quattro satelliti scoperti da Galileo. E, quindi, era perfettamente inutile, dal punto di vista dei professori fiorentini, guardare nel cannocchiale.

     Similmente si comportano i novelli scolastici della Madonna del pane, i quali si rifiutano di vedere il testo originale della relazione riguardante la Santa Visita effettuata da Mons. Scipione Sersale nel 1746, evidentemente perché non riescono a integrarlo nel sistema interpretativo costruito da auctoritates nei confronti delle quali non hanno il coraggio di affermare che hanno sbagliato. Al contrario, codeste autorità sono prese come solido scudo (“ipsi dixerunt” si diceva nel Medio Evo) per parare i tentativi di chi osa svelare una sacrosanta verità inconciliabile col loro apodittico modo d’intendere basato su date antistoriche e, perciò, false. La chiesa della Madonna di Costantinopoli è stata ingrandita molto prima del 1719, prima ancora del 1707, come attesta Donato Gallerano nel suo Apprezzo del feudo di S. Maria de Nove e del feudo di Nubilo o Convento, finito alla data del 24 marzo 1707. In tale importantissimo documento si dice che la chiesa della Madonna di Costantinopoli era stata “fatta da poco tempo”, era “nuova”. Orbene, una chiesa, nuova nel 1707, non può assolutamente essere qualifica come “cadente cappelletta” (per le citazioni rimando al mio precedente articolo), nel 1719, dopo appena dodici anni. Soltanto un terremoto avrebbe potuto cambiarne i connotati; ma, nessun sisma è attestato essere avvenuto in questo periodo di tempo nel paese di Novoli.

     Dopo questa doverosa sottolineatura, caro lettore, ti propongo ampi brani della relazione riguardante la Santa Visita effettuata da Mons. Scipione Sersale nella parrocchia di Novoli nel 1746, avvertendoti che: il simbolo // indica fine foglio nell’originale; la sigla ACAL sta per ARCHIVIO DELLA CURIA ARCIVESCOVILE DI LECCE. Infine, troverai i ff. 70v-71r della relazione concernente la Santa Visita effettuata dal 7 al 15 ottobre 1754 a Novoli da Mons. Alfonso Sozi-Carafa, dove si dice, allorché si descrive il corpo della cappella, che nella chiesa “sedecim extant fenestrae partim caemento occlusae et partim vitris munitae vigore SS. Visitationis anni 1719. (Trad.: “ci sono sedici finestre alcune chiuse da pietra da taglio altre munite di vetri in forza della SS. Visita dell’anno 1719”). Prova decisiva questa per sostenere che nel 1719 la chiesa della Conella era già stata ampliata.

 

ALLEGATO

f. 86r: Capella [sic] B.mae  Virginis Constantinopolis, nuncupata la Conella.

Est sui juris, distans ab hoc oppido bis centum passus circiter, cujus altare majus est dicatum B. Virgini Constantinopolitanae, in  muro depictae concavo, vitro antico munitae, et velo ductili sericeo coloris cerulei, undique ornamentis lapideis auro obductis comtae [sic per comptae], et in utroque latere duae adstant cornucopiae, seu magna vasa, substenta a duobus Angelis, ad idem altare ascenditur per duos gradus, et superne bini similiter adsunt gradus pro flosculi set candelabris, estque affabrè sculptum auro litum, et bene ornatum […].

ff. 88rv: In praedicti altaris medio adest parvum tabernaculum pro reponendo SS. Sagramento in die festivitatis Laudatae B.mae  Virginis, quando Populus sacra synaxi refici solet, quod Ill.mus D.nus mandavit hodiernis, Priori, et Procuratori statim sub poena excomunicationis caemento explere, etiam pro executione Decreti lati in praeterita S. Visitatione, cum decens minime sit in capella rurali servari SS. Eucharistiae Sacramentum. Altare praedictum reperitur in eodem // statu, quo repertum fuit in praeterita S. Visitatione de anno 1719 propter superius annotata, et suam habet suppellectilem sacram, ut in inventario inferius […].

Ante altare praedictum continuo lucet lampas ex ietate fidelium et pia industria Veronicae Mendrano. In dicta capella adest altare e cornu Evangelij sub titulo S. Marci cujus Icon est in tela depicta, nullos habet reditus, neque onus […]. Secundum altare est sub invocazione S. Augu- stini similiter in tela depicti, et nullum habet onus, et fructus […].//

ff. 89r-90r: Corpus Capellae

In praesentia reperitur elegantioris formae elemosynis, et oblationibus fidelium, estque constructa instar Crucis ex opere fornicato, pavimentum vero et lapidibus quadratis; habet longitudinem cubitorum quinquaginta trium circiter, latitudinem vero cubitorum viginti quattuor propter propter, Brachia Crucis aliorum quadraginta in longitudinem, per latera vero cubitorum spatio octodecim, in parietibus […] extant sexdecim finestrae, partim cemento occlusae, partim laminis vitreis munitae; Eavero in parte inferiori Chori olim existent utpote obviam furibus, est cancellis ferreis munita pro executione Decreti lati in anteacta S. Visitatione de an: 1719. Similiter altera supra arcum majorem imminentem supra altare majus vigore ejusdem Decreti lapidibus obstructa manet. Post altare praedictum extat Chorus ad usum Sachrestiae pro sacerdotibus […]. E cornu Epistolae secus altare S. Augustini adest scala lapidea per ascenditur ad solarium capellae, partim lapidibus quadratis et partim tegulis tectum. Duae sunt portae, una major contra altare majus, et meridiem, quae sera et clavi clauditur quam detinet pia femina inserviens dictae capellae. Altera minor e latere sinistro respiciens quoque meridiem […]. Habet suam turrim sacram cum campana librarum centum circiter, recenter fusam fidelium Elemosynis vigore alius Decreti lati in laudata Sancta Visitatione. Contra dictam capellam post viam publicam est quidam locus ejusdem capellae tribus ex partibus clausus parietibus, in quo variae sunt arbores olivarum et malorum cydoniorum // et insuper patet Puteus columnulis et arcu ex lapide eleganter constructus pijs fidelium Elemosynis, ex parte orientali ejusdem loci adest domus terranea cum aula culinae stabulo, furno, et hortulo postico, necessaria suppellectili […] cum duobus lectis in ordine ad decumbendum et alijs utensilijs […]. In praedicta domo solet habitare dicta pia femina, curam habens dictae capellae, et deservit etiam hospitio confluentium ex devotione […], et a parte orientalis loci praedicti adest hortulus, parietibus septus, a varijs arboribus consitus. Praeterea possidet hortum unum vinearum circiter in hoc feudo loco dicto lo Padulo, nunc vero in eo sunt olivarum arbores consitae prope bona R. D. Josephi Provenzale et pauperum infirmorum Licij, cui donatus fuit a R. D. Cajetano Mazzotta, cantore hujus Ecclesiae, cum pacto ut sibi restituetur donec du- cati viginti ex reditibus perciperentur quos dictus D. Cajetano ex promissione dictae capellae debebat […]. Festum dictae B.mae  Virginis quotanti sollenni pompa celebratur in Dominica tertia Mensis Julij magno Populi concursu hujus oppidi, et externorum, et solet etiam accedere R.m  Clerus ad decantandas primas et 2a  Vesperas cum Missa, et in die festo post espleta Vesperas defertur processionaliter in sacra pompa ejus statua. Adest etiam indultum indulgentiae plenariae pro visitantibus dictam capellam in ejus festo. Administratio hujus capella semper demandata fuit ab Illmo Domino Episcopo pro tempore personis piis et diligentibus, quae curarent exacte elemosynas et oblationes colligere easque in usu // necessarios ipsius capellae expendere, ad praesens dicta administratio data est anno elapso ab Illmo hodierno Episcopo Rdo D. Constantino Spagnolo, et Paschali Elia hujus oppidi, quibus enixe commendata est cura de praedicta capella, et de sujs appendicibus, jam fatis, qui ab eo tempore usque modo laudabiliter et studiose suam curam expleverunt.

 

Traduzione

Cappella della Beatissima Vergine di Costantinopoli, detta la Conella

E’ sui  juris, distante da questo paese circa duecento passi, il cui altare maggiore è dedicato alla Beata Vergine di Costantinopoli, dipinta su muro concavo, munita di antico vetro, e di un duttile velo di seta di colore ceruleo, ornata da ogni parte di ornamenti di pietra coperti d’oro, e in entrambi i lati vi sono due cornucopie, o grandi vasi, sostenute da due angeli, allo stesso altare si sale per due gradini, e di sopra similmente vi sono doppi posti per i fiori ed i candelabri, è con maestria scolpito indorato, e bene ornato […].

Al centro del predetto altare c’è il piccolo tabernacolo per  porre il SS. Sacramento nel giorno della festa della Lodata Beatissima Vergine, quando il popolo suole che le sacre assemblee religiose siano ristabilite, che l’Illustrissimo Signor Vescovo comandò agli attuali Priore e Procuratore di completare con marmo sotto pena di scomunica, anche in esecuzione del Decreto riportato nella passata S. Visita, perché decoroso almeno sia nella cappella rurale custodire il Sacramento della SS. Eucaristia. L’altare predetto fu trovato nella stessa condizione nella quale fu trovato nella passata S. Visita del 1719 annotata accanto il più vecchio [altare], ed ha il suo corredo sacro, come nell’inventario del più recente [altare] […].

Davanti al predetto altare arde perennemente una lampada per la devozione dei fedeli e la pia operosità di Veronica Mendrano. In detta cappella in cornu Evangeli c’è l’altare sotto il titolo di S. Marco la cui immagine è dipinta su tela, non ha nessun reddito, né peso […]. Il secondo altare è sotto l’invocazione di S. Agostino similmente dipinto su tela, e non ha nessun peso, e frutti […]. //

Il corpo della cappella

Al momento è stata trovata di aspetto più elegante grazie alle elemosine ed alle offerte dei fedeli, ed è stata costruita a forma di croce col tetto fatto a volta, il pavimento con pietre quadrate; ha la lunghezza di cinquantatré cubiti, la larghezza di ventiquattro cubiti da lato a lato, le Braccia della croce [= il Transetto] altri quaranta cubiti in lunghezza, per i lati [si ha] uno spazio di diciotto cubiti, sui muri [perimetrali] vi sono sedici finestre, alcune chiuse con cemento, altre munite di lastre di vetro; là nella parte inferiore del Coro, nell’eventualità ci fossero per opporsi ai ladri, è munita di cancelli di ferro per esecuzione del Decreto riportato nella precedente S. Visita dell’anno 1719. Allo stesso modo dall’altra parte sopra l’arco maggiore che si eleva sopra l’altare maggiore in forza del medesimo Decreto rimane costruita con pietre. Dopo l’altare predetto c’è il Coro ad uso di Sacrestia per i sacerdoti […]. Dal lato dell’Epistola subito dopo l’altare di S. Agostino c’è una scala di pietra per la quale si sale sul terrazzo, coperto parte da pietre quadrate e parte da tegole. Ci sono due porte, una più grande contro l’altare maggiore, ed esposta a sud, che è chiusa da sbarra e chiave che detiene una pia donna che è al servizio di detta cappella. L’altra più piccola [è] sul lato sinistro rivolta anch’essa a sud […]. Ha la sua torre sacra con campana di cento libbre circa, recentemente fusa grazie alle elemosine dei fedeli in forza di un altro Decreto riportato nella lodata Santa Visita.

Di fronte alla predetta cappella dopo la pubblica via c’è un podere della medesima cappella chiuso da tre parti da muri, nel quale vi sono vari alberi di olive e di mele cotogne // ed inoltre è visibile un pozzo costruito elegantemente con piccole colonne e arco di pietra grazie alla pie elemosine dei fedeli, nella parte orientale del medesimo luogo c’è una casa a piano terra con stanza di cucina, stalla, forno, e un piccolo orto nella parte posteriore della casa, con la necessaria suppellettile […] con due letti per coricarsi ed altri utensili […]. Nella predetta casa suole abitare la detta pia donna, che ha cura di detta cappella, e si dedica anche all’ospitalità di coloro che affluiscono per devozione […], e nella parte orientale del predetto luogo c’è un piccolo giardino, cinto da muri, e piantato con vari alberi. Inoltre possiede un orto di vigna nelle vicinanze in questo feudo nella località detta la Padula, ora in vero in esso vi sono alberi di olive piantate vicino i beni del Reverendo Don Giuseppe Provenzale e dei poveri infermi di Lecce, alla quale fu donato dal Reverendo Don Gaetano Mazzotta, cantore di questa chiesa, col patto di essere a lui restituito dopo che colle rendite [di detto orto] fossero stati percepiti venti ducati che il detto Don Gaetano doveva per promessa a detta cappella[…].

La festa della detta Beatissima Vergine si celebra ogni anno con  pompa solenne la terza Domenica del mese di Luglio con  grande concorso del popolo di questo paese, e di forestieri, e suole anche intervenire il Reverendo clero per cantare la prima e la seconda Vesperi con messa, e nel giorno di festa dopo espletate le Vesperi la sua statua è portata processionalmente in pompa sacra. Vi è anche la concessione di indulgenza plenaria per coloro che visitano detta cappella nella sua festa.

L’amministrazione di questa cappella è stata sempre affidata dall’Illustrissimo Signor Vescovo pro tempore a persone pie e diligenti, le quali curassero scrupolosamente di raccogliere le elemosine e le offerte e di spenderle negli impieghi necessari della stessa cappella, per ora detta amministrazione è stata data l’anno passato dall’Illustrissimo odierno Vescovo al Reverendo Don Costantino Spagnolo, e a Pasquale Elia di questo paese, ai quali è stata affidata con pieno potere la cura della predetta cappella, e delle sue appendici, già dette, i quali da quel tempo fino ad ora lodevolmente e con diligenza eseguirono il loro incarico.

Salvatore Epifani

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