Incendio del 20 luglio 2014

26.07.2014 13:35

Novoli (Lecce), 20 luglio 2014, ore 08.00. Mentre in cielo brillano i fuochi d'artificio in onore della Madonna del Pane, protettrice del paese, sul campo adiacente la mia abitazione scoppiano alcune bombe inesplose in aria provocando un incendio che, grazie dal prontissimo intervento del corpo dei Vigili del Fuoco, non ha provocato ingenti danni alle cose o alle persone. Sul retro della mia casa c'è la caldaia a gas per il riscaldamento a pochissimi metri da dove è esplosa una bomba, che, se fosse caduta qualche metro più a destra nella foto, avrebbe potuto innescare qualcosa di imponderabile. Si dice: ""Tutto è bene quel che finisce bene!". E sono d'accordo. Ma non riesco proprio a mandare giù il silenzio omertoso della stampa locale che non ha dato risalto all'evento. E si capisce il perché. Non bisogna mettere in cattiva luce chi quella festa organizza senza prendere le opportune misure di sicurezza. Nel mio paese, a metà degli anni '70 del secolo scorso, una signora di nome Quarta Lidia morì d'infarto allorché si accorse che sul suo terrazzo stavano andando a fuoco delle fascine di legna incendiate dal fuoco che s'era sprigionato dal falò che, ogni anno, il 16 gennaio,  i novolesi accendono in onore del protettore, Sant'Antonio Abate. Anche allora il fatto fu sottaciuto, nessuno pagò per il decesso della povera Lidia. Per chi si dà da fare per i vari santi della religione cattolica tutto è permesso, anche passare sopra la vita delle persone. Ma, non è dovere del devoto cristiano, se sbaglia, riconoscere il proprio fallo ed, eventualmente, pagare per il danno morale o materiale procurato agli altri? Se un sedicente cattolico non fa presente a chi di dovere la iattura causata, con quale faccia tosta può avere il coraggio di andare in giro per il paese a raccogliere le offerte di denaro per continuare ad organizzare le feste religiose? Intorno casa mia, quel 20 luglio 2014, tanta gente (tra cui alcuni esponenti del "Comitato Madonna del Pane") s'è radunata per assistere allo spettacolo dell'incendio. Tutti coloro che dialogavano con me, sottolineavano l'incoscienza dei responsabili. Allorché, però, li invitavo ad entrare in casa mia per stendere una denuncia da presentare all'autorità giudiziaria, tutti mi hanno girato le spalle. Chiaro esempio di come in Italia si preferisca essere spettatori piuttosto che gladiatori nell'arena delle ingiustizie. 

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